Nel nostro Centro Medico il Dott. Cesare Cappellina specializzato in chirurgia plastica e medicina estetica si occupa di :

  • Asportazione neoformazioni cutanee: cisti, asportazioni laser o chirurgiche, mappatura nei.
  • Medicina estetica: rinofiller, botulino, filler, Vitamine (biolifting).
  • Chirurgia del viso: visite per rinoplastica, otoplastica, lifting viso, blefaroplastica.
  • Chirurgia ricostruttiva: visita per correzioni cicatrici.
  • Chirurgia del corpo: visite per correzione diastasi addominale, lipoaspirazione, lifting cosce, brachioplastica, addominoplastica.
  • Chirurgia del seno: visite per ricostruzione mammaria, mastoplastica additiva, mastoplastica riduttiva, lipolifting.

Una domanda che ci viene spesso rivolta dal paziente è se un neo può essere rimosso col laser oppure chirurgicamente: il chirurgo plastico deve essere molto chiaro: alcuni nei si possono trattare con il laser o con una tecnica laser-chirurgica, lo shaving, in cui la neoformazione è asportata alla base. Questo si può eseguire solo in un determinato tipo di nei, ossia quelli brutti esteticamente, bitorzoluti o peduncolati, rilevati, che il paziente non gradisce.

Negli altri nei, quelli melanocitari, più scuri e pigmentati, la tecnica deve essere chirurgica: il nevo va asportato chirurgicamente e esaminato all’esame istologico: il rischio di virare verso un melanoma è troppo alto e non va mai corso

in cosa consiste il trattamento?

Il trattamento va preceduto da un’anestesia locale, che rende il trattamento indolore. Si procede quindi al trattamento della neoformazione. Non residuano delle cicatrici. Successivamente all’intervento si esegue una medicazione con pomata anestetica (solitamente utilizziamo il Gentalyn ) e una medicazione a piatto semplice con garza sterile e cerotto. La pomata antibiotica va utilizzata per circa una settimana.

il trattamento laser si esegue in anestesia locale in tranquillità presso il nostro ambulatorio

che tipo di anestesia si usa?

Il trattamento laser si esegue dopo una piccola iniezione di anestetico locale topico. E’ assolutamente indolore e si esegue di routine  nel nostro ambulatorio, solitamente contestualmente alla visita.

come comportarsi dopo il trattamento?

Particolare attenzione va fatta nell’evitare l’esposizione al sole per circa 3/4 mesi. La piccola e impercettibile cicatrice che si forma a seguito del trattamento infatti è formata da cellule nuove, esuberanti, che tendono a assorbire il pigmento, come la pelle vicina, ma a trattenerlo maggiormente. In questo modo si formerebbe un tatuaggio e risulterebbe visibile nel tempo come una macchia più scura. Per questo motivo è fondamentale l’utilizzo di un’adeguata protezione solare (crema 50+)

La mappatura cutanea è l’esame in cui tutte le macchie presenti sulla pelle (siano esse nevi, angiomi o altro) vengono esaminate al fine di escludere che al momento della visita possa essere presente un tumore della pelle.
Lo scopo è prevenire e diagnosticare nelle fasi precoci il Melanoma maligno ed altri tumori della pelle (basaliomi, tumori spinocellulari, sarcomi ecc.)

NEI PERICOLOSI COME RICONOSCERLI

la maggior parte dei nei è assolutamente innocua e la loro presenza non deve rappresentare un allarme: è tuttavia importante tenerli sempre sotto controllo ai fini della prevenzione.

la mappatura è uno strumento di prevenzione assolutamente indispensabile, ma è molto importante che anche i soggetti interessati da numerose lesioni cutanee praticare una regolare auto ispezione.

CONTROLLO DEI NEI con il metodo ABCDE

esiste un metodo molto semplice da ricordare, che aiuta a memorizzare le caratteristiche:

  • A come Asimmetria: la forma di un neo sano è ovale o tondeggiante, al contrario, se il neo ha una forma asimmetrica, bisogna prestare particolare attenzioni
  • B come Bordi: una lesione benigna presenta bordi lineari e regolari, al contrario un neo sospetto ha solitamente margini irregolari e frastagliati
  • C come Colore: solitamente i nei presentano un colore unico ed uniforme. Al contrario se la lesione appare molto scura o non uniforme bisogna farla controllare
  • D come Dimensione: una dimensione superiore ai 6 mm di diametro e soggetta a rapidi cambiamenti di larghezza possono rappresentare dei fattori di rischio
  • E come Evoluzione: è bene tenere sotto controllo i cambiamenti dei nei, soprattutto se modificano il loro aspetto iniziale in periodi brevi.

Il rinofiller è la procedura di medicina estetica che consente di correggere in maniera  temporanea alcune deformità del naso.

Il rinofiller è un trattamento di medicina estetica che consiste nell’iniezione di acido ialuronico nel naso. Per ovviare a paure giustificate o meno da parte del paziente  sull’intervento chirurgico di rinoplastica può essere proposto il rinofiller: si tratta di eseguire piccole iniezioni a livello del naso,allo scopo di correggere piccole deformità, soprattutto a livello del dorso e della radice del naso (ossia la zona vicino alle sopracciglia).

Come si esegue?

Il rinofiller è un procedimentoche eseguiamo nel nostro ambulatorio : è sufficiente posizionare una pomata anestetica per circa 15 minuti sulla superficie del naso e attendere che questa agisca. Il/la paziente viene fatta stendere sul lettino con la testiera inclinata di 45°, si disinfetta la superficie e si eseguono le iniezioni. Si inietta filler di acido ialuronico (solitamente prediligiamo i prodotti Allergan) nelle aree che vanno trattate.

È un trattamento doloroso?

Non è un trattamento doloroso: è sufficiente posizionare una pomata anestetica. Il fastidio è sopportabile dalla stragrande maggioranza dei pazienti. Non sono necessarie infiltrazioni di anestetici locali nè tantomeno sedazione. Il/la paziente dopo aver eseguito il trattamento manterrà del ghiaccio topico sopra il naso per circa 20 minuti: il naso infatti, come la bocca, è un’area ricca di vasi sanguigni. Per evitare la formazione di ematomi è pertanto utile una vasocostrizione,ottenibile con un semplice guanto di ghiaccio.

 

Quali aree possono essere trattate?

Il rinofiller è un procedimento molto efficace per correggere i difetti del dorso del naso (può nascondere ila gobba, il cosiddetto gibbo osteocartilagineo) e la radice del naso (ossia la zona vicino le sopracciglia). Può inoltre migliorare alcune parti della punta nasale. Va tuttavia sottolineato che alcuni difetti , come una punta larga (cosiddetta punta globosa) e cadente sono difficilmente correggibili con il rinofiller, necessitando della correzione con una rinoplastica chirurgica.

Che cos’è il botulino?

Il botulino, meglio conosciuto come  tossina botulinica è un farmaco che permette di inibire temporaneamente l’azione dei muscoli mimici del volto riducendo la formazione delle rughe da espressione. Il termine botox indica il primo farmaco che è stato introdotto, a base di tossina botulinica di tipo A.

In commercio esistono diversi nomi, in base al nome commerciale della ditta che lo produce. La tossina botulinica in natura è prodotta dal batterio clostridium botulinum.Il botulino agisce attraverso il blocco della giunzione neuromuscolare, ossia impedendo ai nervi di portare l’impulso che permette di contrarre i muscoli, ossia attraverso il rilascio di un neurotrasmettitore, l’Acetilcolina.

Per questo motivo il botulino trova applicazione, oltre che in medicina estetica, in tutte quelle patologie neurologiche caratterizzate da un alterata contrattilità dei muscoli, come lo strabismo, la spasticità, le contrazioni muscolari involontarie (ad esempio delle palpebre), l’emicrania cronica e l’incontinenza urinaria derivante da disfunzioni neurologiche.

In Italia l’uso della tossina botulinica è stato autorizzato dal Ministero della Salute nel 2004 limitatamente ad un solo tipo di farmaco che si chiama Vistabex (in Italia), Botox (negli Stati Uniti) o Vistabel (in Francia), e solo per il trattamento delle rughe della fronte

Il botox è efficace nelle rughe dinamiche, quelle derivanti da eccessiva contrazione muscolare, mentre risulta inefficace nelle rughe statiche, ossia quelle derivanti dall’effetto della gravità: in questo caso è più efficace il filler di acido ialuronico o altri approcci chirurgici, che vanno dal peeling al lifting del sopracciglio/viso.

E’ fondamentale che il preparato sia iniettato da uno specialista in chirurgia plastica, dermatologia o chirurgia maxillofacciale. E’ infatti fondamentale una accurata conoscenza delle dosi da iniettare e dell’ anatomia mimica facciale della fronte e della zona perioculare, per evitare una diffusione eccessiva del farmaco che possa causare spiacevoli complicazioni ( come caduta della palpebra o effetto mefistofelico per eccessivo sollevamento del sopracciglio)

Dove si usa il botulino?

La tossina botulinica è indicata per il trattamento delle rughe da espressione (dinamiche) della parte superiore del volto (fronte e regione perioculare, le cosiddette “zampe di gallina”

Più precisamente Il Ministero della Salute ha autorizzato l’uso del botulino a fini estetici per i seguenti distretti:

  • rughe verticali  (rughe glabellari) tra le sopracciglia
  • rughe frontali, osservate alla massima elevazione delle sopracciglia
  • rughe cantali laterali (le cosiddette “zampe di gallina”) ossia le rughe perioculari laterali

Il trattamento è doloroso?

Il trattamento si esegue presso il nostro ambulatorio. Non è necessaria anestesia locale, in quanto l’ ago con cui si eseguono le iniezioni è molto sottile e non causa dolore al paziente. Si eseguono iniezioni a livello dei muscoli mimici della fronte, del sopracciglio e delle zone perioculari.

Dopo il trattamento è consigliabile riposo dalle attività fisiche per 24 ore, per evitare che l’ aumento della pressione non favorisca una diffusione del farmaco.

Diversamente dai filler, il cui effetto riempitivo è immediato, il botulino impiega qualche giorno per agire. Il massimo dell’ effetto si raggiunge dopo circa 15 giorni.

Quanto dura l’effetto?

L’effetto non è immediato: il farmaco infatti inizia ad agire dopo circa 3/5 giorni. Il massimo dell’effetto si raggiunge dopo 15 giorni circa. La durata dell’ effetto è di circa sei mesi, e dipende da fattori individuali di risposta al farmaco, che cambiano da soggetto a soggetto. Trascorsi i 6 mesi il risultato è completamente reversibile. Solitamente eseguiamo questo trattamento due volte l’anno

 

Ci sono delle controindicazioni?

La tossina botulinica non deve essere eseguita in pazienti affetti da miastenia gravis, qualora vi sia un quadro di infiammazione/infezione, e qualora il paziente stia assumendo farmaci anticoagulanti/antiaggreganti e determinati antibiotici.  Fondamentale a questo proposito si rivela la prima visita, momento in cui lo Specialista Chirurgo Plastico andrà a indagare su eventuali problematiche attive o terapie in corso.

Sconsigliamo il trattamento di tossina botulinica durante la gravidanza e l’allattamento.

I Filler sono i prodotti più utilizzati per la correzione delle rughe e sono disponibili come preparazioni iniettabili a base di acido ialuronico. Durante l’invecchiamento, il nostro corpo va incontro a numerosi cambiamenti, i più visibili dei quali si verificano a livello cutaneo.
Con il passare degli anni, viene prodotta una minore quantità di collagene e di acido ialuronico, provocando la perdita di elasticità della cute.
Iniziano così a svilupparsi solchi e pieghe visibili sulla superficie cutanea: ossia le rughe.
L’ esposizione cronica alla luce solare e  il fumo costituiscono la principale causa d’invecchiamento della pelle.

Le rughe possono essere classificate in rughe dinamiche e rughe statiche: le rughe dinamiche diventano più evidenti quando i muscoli sono attivi;
le rughe statiche si notano quando il viso è a riposo o non è in movimento.
Diverse sono le zone del viso coinvolte, come la regione frontale, le labbra e la zona periorale, gli zigomi, il mento.

Come vengono trattate le rughe?

Diversi sono i trattamenti attualmente a disposizione, in funzione della tipologia, della gravità nonché delle caratteristiche della pelle da trattare.
Prima di ricorrere alla chirurgia si possono eseguire trattamenti di medicina estetica, eseguibili nel nostro ambulatorio dai chirughi plastici Dr Cappellina Diego e Dr Cappellina Cesare.

L’acido ialuronico è un disaccaride normalmente presente nella nostra pelle, responsabile della sua elasticità e idratazione.
Quando questo elemento diminuisce per l’ età si manifestano problemi di rughe e di trofismo della cute.
I fillers all’acido ialuronico vengono iniettati sottocute attraverso apposite siringhe dotate di aghi sottili: le iniezioni  vengono normalmente eseguite in regime ambulatoriale.

È un trattamento doloroso?

Il trattamento è eseguibile in regime ambulatoriale. Il fastidio percepito durante il trattamento è piuttosto sopportabile.
Per ovviare a questo inconveniente, noi iniettiamo l’acido ialuronico dopo aver anestetizzato la parte da trattare con una pomata anestetica molto efficace, che rende il trattamento molto meno fastidioso.

Quali aree si possono trattare?

I filler trovano indicazione nelle seguenti circostanze:

  • Plasmare rughe d’espressione, zampe di gallina, rughe glabellari (che originano nella fronte, precisamente nella porzione immediatamente sovrastante il naso) in questi casi può essere associato alla tossina botulinica
  • Aumentare le labbra sottili e prive di volume
  • Volumizzare zigomi

Quanto dura il trattamento?

Le regioni da trattare vanno attentamente pianificate assieme al paziente. La durata del trattamento varia dai 10 ai 20 minuti circa, a seconda delle aree da trattare.
Prima del trattamento viene posizionata una pomata anestetica, che, lasciata assorbire per circa 15/20 minuti, consente di eseguire le iniezioni nelle regioni anestetizzate così da non essere dolorose. A seguito del trattamento è utile la somministrazione di ghiaccio per le prime ore, per diminuire il rischio di ematomi.

Quanto dura l’effetto?

L’effetto volumizzante è immediato (rispetto al botulino il cui effetto inizia dopo qualche giorno).
Nelle prime 48 ore possono essere visibili piccoli ematomi, soprattutto in zone del viso ricche di vasi, come le labbra e il naso. Possono inoltre essere visibili delle piccole irregolarità, dovute al gonfiore presente nelle aree trattate.

Qualora persistano irregolarità si possono eseguire delle correzioni per ripristinare la simmetria del risultato
La durata della correzione varia da 6 a 10 mesi. In seguito alle iniezioni di acido ialuronico, il nostro organismo è stimolato alla produzione di acido ialuronico endogeno, di conseguenza con il ripetersi delle iniezioni la quantità di farmaco da iniettare può essere minore.

Le vitamine rivitalizzanti sono prodotti liquidi che vengono iniettati nell’immediato sotto derma per favorire la stimolazione della sintesi di collagene e migliorare il turgore e l’elasticità della cute. Esistono rivitalizzanti di vario tipo che vanno dall’acido ialuronico liquido a quelli con vitamine ed oligo-elementi precursori delle proteine.

La procedura, in regime ambulatoriale, consiste nel rilascio del gel subito al disotto dell’epidermide della ruga (strato superficiale del derma) con un ago monouso sottilissimo (diametro di un capello).
La durata totale non supera i 30 minuti circa.
Immediatamente dopo il trattamento sarà possibile riprendere la normale vita professionale e familiare.
A fine trattamento potrebbe residuare per qualche ora un lieve arrossamento e piccoli pomfi nelle sedi di inoculo, di spontanea risoluzione in poche ore.

È possibile trattare tutte le rughe del volto, del collo e del decolletè, interno cosce e interno braccia.
Solitamente si propone alla paziente un ciclo di 3/4 iniezioni.

Fondamentale è la visita da parte di uno Specialista Chirurgo Plastico, che sappia distinguere e comunicare alla paziente quali difetti sono correggibili mediante un trattamento non chirurgico, e quali invece sono i difetti meritevoli di un intervento (come la correzione delle borse palpebrali mediante blefaroplastica,  o difetti degli zigomi e guance e collo mediante lifting facciale o cervicofacciale).

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

Quando un paziente si rivolge al chirurgo plastico per una rinoplastica, è bene innanzitutto inquadrare il motivo per il quale decide di operarsi, quale risultato vogliamo ottenere, quale tecnica può essere utilizzata per raggiungere il risultato, dove (in regime di day surgery oppure di ricovero).

Nel bilancio dell’ armonia di un viso, il naso rappresenta senza dubbio l’ elemento che si imprime istantaneamente nel giudizio.
Talvolta un profilo irregolare, proporzioni alterate tra la punta del naso, la gobba, la radice, il setto alterano l’ equilibrio di un intero volto.
Storicamente si sono sviluppate due tecniche di rinoplastica, la cosiddetta aperta, o open, che prevede una piccola incisione a livello della columella ossia tra le due narici, e la cosiddetta rinoplastica tradizionale o chiusa, con cicatrici interne.

TECNICA OPERATORIA

L’ intervento ha una durata variabile dai 60 ai 90 minuti circa.
Sebbene per piccoli ritocchi possa essere eseguita un’anestesia locale con sedazione, noi preferiamo in genere l’anestesia generale.
Dopo che il paziente è stato addormentato e intubato, si procede con l’infiltrazione di anestetico con vasocostrittore, dunque si esegue l’accesso chirurgico, e la correzione delle diverse deformità: correzione del gibbo o gobba con raspa o osteotomo, riduzione del volume della punta, se necessario correzione della deviazione del setto (specialista Otorinolaringoiatra), fratture delle ossa nasali per stringere il naso

A volte può essere necessario l’utilizzo di innesti di cartilagine, prelevati dall’ orecchio o dal setto cartilagineo stesso, per correggere delle deformità e per rendere il naso più resistente nel tempo.
E’ bene avere già un piano chirurgico prima di entrare in sala operatoria.
In base al difetto da correggere si può intervenire solo su determinate componenti (esempio eliminando la gobba, correggendo una punta globosa) nella cosiddetta Rinoplastica parziale.

In alcuni casi, con una punta del naso particolarmente grossa (cosiddetta punta globosa) o cadente preferiamo usare la tecnica Open: si esegue un piccolo accesso a livello della columella, che cade in una posizione esteticamente favorevole e risulta invisibile. Con questa tecnica la punta del naso può essere modellata più agevolmente permettendo la correzione della deformità.

La tecnica open prevede una piccola incisione al di sotto della punta nella regione columellare.

Dopo l’intervento, si posizionano i cerotti compressivi e un gessetto protettivo, che aiuta a mantenere le nuove forme e protegge il naso nei giorni successivi. Tale momento è importante, ed è da considerarsi un tempo chirurgico a tutti gli effetti.
Il gessetto viene rimosso in ambulatorio 7 giorni dopo l’intervento.

POSTOPERATORIO:

Dopo l’ intervento il paziente è accompagnato in sala risveglio e da qui nel reparto di degenza, dove rimane per una notte di degenza.
Tamponi protettivi vengono mantenuti e vengono rimossi il giorno dopo l’ intervento.
Non si tratta di una procedura dolorosa.
Nelle prime 24 ore dopo l’intervento il paziente riposa a letto, con decubito semi-seduto, con del ghiaccio posizionato sopra al gesso, allo scopo di ridurre il normale gonfiore postoperatorio.
Il giorno dopo l’ intervento, dopo la rimozione dei tamponcini esterni, il paziente può essere dimesso a domicilio.

Verrà rivisto dopo circa 3 giorni in ambulatorio, mentre il gessetto viene rimosso dopo una settimana. Dopo 7 giorni è bene utilizzare dei cerottini di carta per ridurre l’edema e guidare la guarigione delle ferite interne nel miglio dei modi.
Il paziente può tornare alle attività lavorative dopo circa 7 giorni dall’intervento, mentre deve evitare di eseguire sport per circa 3 settimane.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

L’intervento di lifting facciale o cervico-facciale ha lo scopo di sollevare e correggere le rughe delle guance, zona temporale e zigomatica e collo.
L’effetto è dovuto al riposizionamento delle strutture fasciali e adipose del viso e del collo.

Con l’età il viso è soggetto a numerosi cambiamenti, dovuti a numerosi fattori, sia esterni come l’alimentazione, il fumo, lo stress, che interni come fattori genetici e tipo di cute.
Questi fattori predispongono a flaccidità e perdita del tono della cute, diminuzione del grasso in aree come le palpebre, le tempie e gli zigomi.
L’invecchiamento è dovuto anche alla perdita di elasticità dei legamenti che uniscono lo strato del sistema muscolo-aponeurotico superficiale ai tessuti cutanei superficiali.
Il lifting si esegue solitamente a partire dalla quinta decade di vita, l’effetto ottenuto è di un ringiovanimento di dieci anni.

Spesso la/il paziente si reca dal chirurgo plastica o per un intervento di blefaroplastica per ottenere un ringiovanimento dello sguardo. Alla fine della consultazione la/il paziente si rende conto della pluralità dei suoi difetti e quindi richiede un intervento chirurgico unico che corregga la caduta delle sopracciglia, le palpebre, la fronte, gli zigomi, i solchi nasogenieni, il rilassamento del collo e delle guance, naturalmente va spiegato nel dettaglio il periodo post-operatorio leggermente più impegnativo di una semplice blefaroplastica superiore.

TECNICA CHIRURGICA

DURATA: DUE ORE E MEZZA
ANESTESIA: SEDAZIONE/GENERALE
GIORNI DI RICOVERO: UNO/DUE
RECUPERO: UNA SETTIMANA

L’intervento si esegue in anestesia generale. Se il/la paziente è collaborante può essere eseguito in anestesia locale con sedazione.
La durata dell’intervento è di circa due ore, due ore e mezza se si associa l’intervento di blefaroplastica.
Prima dell’intervento si esegue una leggera tricotomia nelle sedi dove cadranno le cicatrici, cioè sopra l’orecchio nel capillizio.
Dopo aver inciso la cute a livello preauricolare e dietro l’orecchio, si esegue lo scollamento, l’eccesso di cute viene quindi asportato riposizionando e ritensionando le aree degli zigomi, le tempie e il collo.

Se necessario, può essere eseguita contestualmente la lipoaspirazione, soprattutto per correggere aree limitate come il sottomento e il collo.
Dopo l’intervento il paziente si sveglierà con un bendaggio a protezione delle cicatrici, che verrà sostituito e notevolmente alleggerito dopo la prima notte di degenza.
La dimissione è eseguibile uno o due giorni dopo l’intervento, la valutazione cambia di caso in caso.

IL DECORSO POSTOPERATORIO

Dopo la dimissione, il paziente deve rimanere a riposo per due tre giorni a casa. Vengono quindi eseguite le medicazioni dove si controlla il decorso e si tolgono mano a mano i punti.
Un ritorno alle attività lavorative è possibile dopo circa 7/8 giorni, mentre per avere un risultato stabile sono necessari circa 10 giorni.
Per qualche settimana è utile riposare con due cuscini a letto, senza piegare il viso, per evitare gonfiori eccessivi al risveglio.
Le cicatrici saranno leggermente arrossate nelle prime settimane, ma con l’ausilio di prodotti specifici saranno nascoste.
A guarigione avvenuta le cicatrici saranno quasi invisibili, cadendo nelle pieghe cutanee davanti e dietro l’orecchio e nascoste dai capelli.

A volte per migliorare la qualità della pelle delle guance, proponiamo alla paziente una dermoabrasione meccanica: lo scopo è quello di esfoliare gli strati superficiali della pelle, permettendo una riepitelizzazione e la scomparsa delle rughe statiche. Dopo la chirurgia si formeranno delle piccole crosticine sulla pelle: queste non vanno rimosse ma va attesa la loro caduta spontanea. Al di sotto delle crosticine, infatti, si crea una riepitelizzazione che migliora considerevolmente la qualità della pelle.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

L’otoplastica è l’intervento chirurgico che permette di correggere malformazioni alle orecchie, le cosiddette orecchie a sventola. Le orecchie con la loro conformazione, posizione e forma costituiscono un importante elemento estetico del volto.
Orecchie troppo sporgenti sono dovute alla mancata ripiegatura durante lo sviluppo della cartilagine di sostegno del padiglione auricolare.
Pertanto, il difetto comunemente definito come orecchie a sventola, può costituire un problema psicologico oltre che estetico.

La deformità delle orecchie sporgenti spesso è un peso emotivo per il/la bambina, anche per i genitori. Infatti il bambino (o l’adulto) con le orecchie prominenti è speso profondamente preoccupato e cosciente della propria deformità Di conseguenza questo intervento può essere proposto in età scolare. Il dismorfismo delle orecchie protrudenti può essere considerato come un arresto nello sviluppo del padiglione auricolare.

L’orecchio ad ansa, o protrudente, è una malformazione che può derivare da:

  • una mancata o insufficiente ripiegatura durante lo sviluppo
  • un’ipertrofia della cartilagine concale.

Un approccio sistematico e analitico al problema assicura da un lato il riconoscimento di tutte le deformità presenti, dall’altro permette una corretta pianificazione operatoria.

Tra i fattori importanti da considerare e nella valutazione pre-operatoria vanno considerati:

  • l’età: al momento attuale si può correttamente eseguire un intervento di otoplastica dall’età di sei anni, senza temere di alterare la successiva crescita del padiglione auricolare
  • i fattori emozionali: la deformità auricolare espone largamente il paziente, soprattutto in età pediatrica, allo scherno dei coetanei, con conseguente frequente senso di insicurezza, evidente al momento della consultazione medica: questo deriva sia dalla evidente antiesteticità dell’orecchio prominente, sia dal fatto che tale condizione tipicamente evoca reazione di derisione e presa in giro nell’ambiente circostante: tali situazioni iniziano con l’età scolare e si acutizzano attorno ai 10 anni di età; per questi motivi i piccoli pazienti che si sottopongono all’intervento sono spesso ipercollaboranti e motivati riguardo alla correzione: questo suggerisce una certa precocità dell’intervento chirurgico per evitare l’insorgenza di traumi psicologici permanenti e consente la spiegazione completa di tutti i dettagli intro e postoperatori anche ai piccoli pazienti.

Diversa è la condizione di microtia/anotia, ovvero la mancanza dello sviluppo dell’orecchio, con 4 gradi progressivi di deformità, fino all’assenza completa dell’orecchio (l’anotia) appunto. In questo caso sono previste tecniche di ricostruzione più complesse, che prevedono il prelievo di cartilagine dalle costole.

Di cosa si tratta?

L’otoplastica è l’intervento chirurgico che permette di correggere tali malformazioni.
E’ possibile correggere questo difetto già nei bambini di 6-7 anni. A questa età l’orecchio è completamente sviluppato e si può godere della piena collaborazione del piccolo paziente.
L’intervento può essere proposto con adeguata preparazione e discussione tra il chirurgo plastico, l’anestesista e i genitori
Viene eseguito un esame della cute dell’orecchio esterno e medio associando un esame fotografico che permette di programmare l’intervento e condividere le aspettative del paziente.

Il piano chirurgico finale per un’otoplastica consiste in un insieme di manovre chirurgiche selezionate, basato su un’attenta analisi anatomica delle deformità e in base alle preferenze personali del chirurgo.

Diversi approcci chirurgici sono stati descritti:

  • Sutura: le cartilagini vengono modellate con delle suture non riassorbibili, a livello della conca, e una sutura più profonda che produce una rotazione posteriore sulla mastoide: questa è la tecnica che prediligiamo
  • Escissione della cartilagine: questa tecnica è riservata per cartilagine ipertrofiche: si utilizza un approccio anteriore oppure posteriore: la cartilagine in eccesso dalla rima della conca prominente viene rimossa e indebolita. Sono poi eseguite le suture di riposizionamento dell’orecchio

anestesia locale /locale con sedazione
tempo chirurgico: 60 minuti
tempo di recupero: immediato
riposo da sport: tre settimane

L’intervento di otoplastica è ambulatoriale e richiede un’anestesia locale del tutto indolore. L’intervento ha una durata di circa 60 minuti. Si esegue un’incisione sulla parte posteriore dell’orecchio, che lascia una cicatrice del tutto invisibile.
Si ripiega quindi la cartilagine in maniera naturale senza interrompere la sua continuità o asportare alcun segmento.
L’orecchio rimane quindi del tutto integro.
Il risultato dopo l’otoplastica si mantiene nel tempo perché la nuova forma è stabilizzata da punti profondi non riassorbibili.

Le cicatrici sono posizionate generalmente nella parte posteriore del padiglione auricolare, risultando di fatto invisibili. Non esistono metodi alternativi alla chirurgia per correggere la prominenza o altri difetti della forma e della dimensione dei padiglioni auricolari.
Dopo l’intervento l’orecchio si presenta edematoso (gonfio) e arrossato: queste sequele regrediscono in qualche giorno.

Viene utilizzata una fasciatura protettiva che può essere rimossa dopo una settimana.
Se vengono utilizzati punti di sutura esterni vengono rimossi dopo 7 – 10 giorni. utile una fasciatura frontale soprattutto di notte.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

Qual è lo scopo dell’intervento?

La blefaroplastica (dal greco βλέϕαρον: palpebra) è l’intervento che consente di migliorare l’aspetto della zona peri-oculare.

Che tipo di intervento chirurgico è?

L’intervento può consistere nell’asportazione della sola pelle in eccesso, oppure estendersi alla riduzione o al riposizionamento delle borse adipose.
L’intervento classico di blefaroplastica superiore prevede un’incisione, condotta in modo da far cadere la cicatrice nella piega naturale delle palpebre e renderla, di fatto, invisibile. La cute in eccesso è asportata. Secondo i casi, può essere indicata la rimozione delle borse adipose. Dopo un’attenta emostasi si procede alla sutura con punti sottili e alla medicazione.

Gli effetti del tempo sulla parte inferiore dell’occhio favoriscono invece la formazione di borse: con l’intervento di blefaroplastica inferiore si eliminano questi eccessi adiposi e/o eventuali eccessi di pelle, attraverso un’incisione eseguita a circa 1 mm dal margine ciliare, per via esterna o attraverso un’incisione interna, transcongiuntivale.

Che tipo di anestesia si usa?

L’intervento può essere eseguito in anestesia locale con sedazione, se il problema interessa solo la palpebra superiore, o in anestesia generale, se coinvolge anche la palpebra inferiore.

Quanto dura l’intervento?

L’intervento è di circa 45 minuti se interessa le sole palpebre superiori, di circa 2 ore se eseguito anche sulle palpebre inferiori.

Qual è il decorso post-operatorio?

Dopo l’intervento vengono applicate compresse imbevute in soluzione fisiologica o una medicazione con dei cerotti. A domicilio il paziente dovrà eseguire frequenti applicazioni di compresse fredde, allo scopo di ridurre l’edema (gonfiore).
È consigliabile, inoltre, riposare con il capo sollevato su due cuscini per 2 o 3 notti. La guarigione delle ferite chirurgiche avviene velocemente.

Il dolore post-operatorio (più spesso sotto forma di bruciore) è solitamente ben controllabile dai comuni analgesici.
L’attività lavorativa può essere ripresa anche precocemente, in circa 6/7 giorni.
Per circa due settimane dovrà essere evitata l’attività sportiva.

Dopo l’intervento è consigliabile l’utilizzo di speciali prodotti per nascondere le cicatrici e proteggerle dal sole.

La foto protezione invece è consigliabile ogni volta che ci si esponga all’aria aperta, anche se il sole non è battente, per evitare la formazione di un tatuaggio sulla cicatrice: la pelle della cicatrice è esuberante tende a trattenere il pigmento diversamente dalla pelle vicina. Dopo che l’abbronzatura passa infatti, mentre nella pelle vicina il pigmento viene rilasciato, sulla cicatrice tenderebbe a rimanere, dando l’effetto del tatuaggio. Se il/la paziente è accorto nel mettere la crema foto coprente non avremo di questi inconvenienti. La cute della palpebra comunque tende a guarire bene, essendo nascosta dall’occhio aperto e dalle sopracciglia.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

Di cosa si tratta?

La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per colmare le lesioni o la perdita di tessuti: essa è presente ogni qualvolta si ha una sospensione della continuità della cute dovuta ad un trauma che rappresenta non solo una ferita fisica, ma ancor più psicologica. La cicatrizzazione è un processo fisiologico che consta di una prima fase, che dura qualche settimana dopo la guarigione, nella quale la cicatrice appare arrossata (eritematosa) e talora pruriginosa. Durante la successiva fase di maturazione, della durata variabile da qualche mese ad un anno, la cicatrice si schiarisce fino ad assumere un colore simile a quello della pelle circostante, si ammorbidisce e si spiana.

Cosa sono le cicatrici patologiche?

Cicatrici ipotrofiche: si presentano avvallate rispetto al piano della cute indenne circostante, molto sottili e di consistenza morbida.

cicatrici ipertrofiche si presentano rilevate rispetto al piano della cute indenne circostante, di colore rosso vivo, consistenza fibrosa, pruriginose e facilmente infiammabili. Possono essere il risultato di condizioni locali sfavorevoli che si possono verificare nel corso della guarigione della ferita (infezione, ematoma, eccessiva tensione o contusione dei margini) oppure di una particolare predisposizione individuale.

cicatrici cheloidee o cheloidi: hanno le stesse caratteristiche morfologiche delle cicatrici ipertrofiche, ma se ne differenziano per le dimensioni che superano in modo talora notevole quelle della ferita da cui sono originate. Sono sempre causate da una predisposizione individuale, spesso su base familiare, possono insorgere in qualsiasi sede corporea anche a seguito di minime lesioni

Quali sono le opzioni terapeutiche?

La convivenza con una lesione del genere non sempre è facile, per questo motivo spesso si cerca un rimedio, efficace, per neutralizzarla.
Esistono svariate tecniche in campo chirurgico per eliminare i segni delle cicatrici;

  1. la dermoabrasione, impiegata soprattutto per eliminare le cicatrici dell’acne ma anche per lesioni causate da ustioni di piccola entità. Questo trattamento permette di correggere le irregolarità della superfice cutanea mediante l’utilizzo di spazzole d’acciaio o frese che appoggiate sulla pelle la livellano, eliminandone lo strato più superficiale. In seguito all’operazione, verrà messa una medicazione che verrà rinnovata settimanalmente in ambulatorio. A guarigione avvenuta è importante applicare una crema solare a schermo totale ed evitare di esporsi al sole per tempi prolungati per non incorrere nell’iperpigmentazione della pelle..
  2. Può essere indicato un intervento chirurgico di revisione, che consiste nell’escissione della cicatrice, nello scollamento dei suoi margini dai tessuti sottostanti e nel loro diretto affrontamento mediante suture sottocutanee ed “intradermiche”, cioè fili che scorrono sotto la pelle e nel suo spessore.
  3. tra le tecniche è inoltre previsto il trattamento mediante l’utilizzo del laser C02. L’operazione consiste nel vaporizzare i tessuti interessati lasciando del tutto indenni quelli vicini, grazie alla precisione del laser, creando una desquamazione veloce dei tessuti trattati ed una rigenerazione naturale della pelle
  4. Possono essere eseguiti trattamenti conservativi non chirurgici, mediante infiltrazioni di cortisone, al fine di diminuire lo spessore della cicatrice.

 

Conclusioni

Occorre ricordare che il chirurgo plastico utilizza quindi tecniche diverse volte ad ottenere una cicatrice di buona qualità, cioè sottile, situata sullo stesso piano della cute indenne circostante e possibilmente nascosta in solchi o pieghe naturali, comunque orientata secondo particolari direzioni in modo da risultare poco evidente.

Tuttavia il risultato finale dipende solo in parte dalle tecniche utilizzate e dall’esperienza del chirurgo: il paziente deve collaborare mantenendo in sede la medicazione senza bagnarla, limitando alcuni movimenti, evitando una troppo precoce esposizione alla luce del sole, applicando creme antibiotiche o ammorbidenti. Esistono inoltre fattori che possono modificare il normale processo di cicatrizzazione e quindi opporsi ad un buon risultato finale

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

La diastasi addominale è una problematica che può presentarsi dopo la gravidanza: i muscoli retti addominali decorrono longitudinali a destra e a sinistra dell’ombelico: con la gravidanza si allargano (come una bretella) e dopo la gravidanza possono non tornare alla posizione iniziale: nella parte centrale dell’addome non ci sono più i muscoli e rimane solo la fascia: questa zona è nettamente più debole e si intravede il contenuto dell’addome che spinge in fuori. Fisiologicamente dopo i primi 4/5 mesi ritornano nella posizione normale.

Si misura in cm, ossia quanti centimetri il muscolo di destra sia separato dal muscolo di sinistra.

L’intervento di addominoplastica è un intervento di chirurgia estetica che asporta il grasso e il tessuto addominale in eccesso: quando ho eseguito l’accesso dell’addominoplastica, questo è il momento ideale per trattare la diastasi addominale.

Quanto tempo bisogna aspettare per valutare una possibile diastasi?

Se dopo 4/ 5 mesi dal parto la situazione non è tornata alla normalità non ci sono alternative all’intervento per la correzione. Non esistono nè massaggi nè attività fisica che risolvano la situazione.

Come ci si accorge di avere una diastasi?

Dopo qualche mese la paziente può lamentare una diversa forma dell’addome (addome all’infuori), sensazione di gonfiore, soprattutto dopo i pasti e la sera, fitte dolorifiche. Quest’ ultimo sintomo è dovuto al cambiamento della pressione addominale: uno dei primi sintomi è proprio il dolore lombare. A volte può associarsi anche perdita di urine non volontaria, la cosiddetta incontinenza vescicale.

Come si fa la diagnosi?

Spesso le pazienti si rivolgono in un primo tempo al ginecologo, ritenendo che la problematica sia ascrivibile alla gravidanza. Tuttavia un attento esame obiettivo evidenza questa problematica. La paziente viene pertanto inviata presso il nostro studio dove grazie a delle manovre di palpazione indolori della regione addominale sentiamo la distanza. Un’ecografia dell’addome per studiare la parete addominale è utile. Solitamente riserviamo l’esame TC per casi limite.

La visita si esegue prima in piedi quindi in posizione distesa, sul lettino, in modo da valutare sotto pressione il grado della diastasi addominale e l’eventuale presenza di ernie. Attraverso il pinch test quindi valuto la porzione di pelle in eccesso che può essere rimossa.

È un intervento mutuabile?

La diastasi addominale è un intervento coperto dal Sistema Sanitario Nazionale quando sono presenti determinate condizioni (diastasi maggiore o uguale a 7 cm con o senza ernia). Al di sotto di questo limite l’intervento è considerato un intervento di chirurgia estetica.

In cosa consiste l’intervento chirurgico?

Nella stragrande maggioranza dei casi si esegue una doppia sutura dei muscoli retti addominali con dei punti non riassorbibili, una sorta di doppia cerniera, che unisce i margini dei muscoli, che ricostituisce la continuità della parete addominale e garantisce la tenuta nel tempo.

Contestualmente si esegue l’asportazione dell’eccesso di cute e di grasso inferiore.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

CHE COS’È?

Il lifting cosce, o dermolipectomia inguinocrurale, è l’intervento che permette di migliorare l’area dell’interno cosce La regione delle cosce, per una lassità costitutiva o per dimagrimento, può andare incontro a cedimento dell’elasticità della pelle. Tale inestetismo può ripercuotersi sulla vita di tutti i giorni, rendendo fastidiose anche semplici camminate, per la frizione dei tessuti che provoca frequenti irritazioni.

PER CHI È INDICATO?

L’intervento di lifting cosce è indirizzato alle pazienti, in larga parte donne, che presentano un eccesso di pelle oppure di pelle e tessuto adiposo, all’interno delle cosce. Tale intervento può avere sia una valenza estetica che ricostruttivo-funzionale: nelle pazienti, generalmente di sesso femminile, che vanno incontro a importanti cali di peso, l’accumulo di pelle nell’interno delle cosce provoca spesso frizioni, le cosiddette intertrigini cronico-recidivanti, che nell’intervento di lifting cosce trovano l’unica soluzione.

 

IN COSA CONSISTE L’INTERVENTO CHIRURGICO?

L’intervento di lifting cosce si esegue in anestesia generale, oppure in anestesia locale con sedazione. Se necessario, si inizia con la lipoaspirazione, per ridurre lo spessore del lembo di pelle dell’interno coscia da asportare.
L’intervento ha una durata di circa due ore, la degenza media è di una o due notti di ricovero.
La prima notte può essere mantenuto un catetere vescicale, per evitare eccessivi spostamenti nell’area dell’interno coscia.

LE CICATRICI SONO VISIBILI?

Le cicatrici cadono a livello della piega inguinale, alla radice delle cosce, leggermente prolungate posteriormente.
Di conseguenza le cicatrici sono in una posizione esteticamente molto favorevole. Casi selezionati prevedono cicatrici verticali, localizzate all’interno della coscia: se possibile noi cerchiamo di evitare questo tipo di cicatrice, che risulta eccessivamente visibile.

QUAL È IL DECORSO POST-OPERATORIO?

La degenza media è di una notte di ricovero dopo l’intervento, in alcuni casi due notti.
La paziente è quindi dimissibile a domicilio.
Durante la prima settimana la paziente è seguita in ambulatorio per le medicazioni, una o due volte.
I punti di sutura vengono rimossi dopo circa dieci giorni.
La paziente ritornerà alle sue attività normali dopo circa 10/15 giorni.
Il ritorno alle attività fisiche è consigliato dopo circa 40 giorni. E’ bene cercare di evitare attività fisiche come la corsa o esercizi in palestra che producano eccessiva tensione all’interno della regione delle cosce.

(si svolgono le prime visite per poi effettuare l’intervento in altra sede)

CHE COS’È?

L’addominoplastica è l’intervento chirurgico che permette di correggere le deformità a livello della regione addominale. Quando l’addome perde elasticità, per accumulo di tessuto adiposo o per gravidanza, la lipoaspirazione non è l’intervento più indicato.
Si rende così necessario tale intervento chirurgico

A CHI È RIVOLTA?

L’intervento di addominoplastica è rivolto soprattutto alle pazienti donne con esiti di gravidanza, con o senza parto cesareo, e nei casi di addome pendulo, o cosiddetto a grembiule.
L’aumento della pressione addominale, infatti, predispone per uno sfiancamento della parete muscolare, provocando l’allargamento della muscolatura, la cosiddetta diastasi addominale.

IN COSA CONSISTE L’INTERVENTO?

L’intervento ha una durata di circa due ore. È indicata un’anestesia generale.
Può essere associato alla lipoaspirazione. A seconda del tipo di addome, la cicatrice può interessare solo la porzione centrale, a pochi centimetri dal pube (miniaddominoplastica) o estendersi lateralmente, verso i fianchi (addominoplastica tradizionale) con una cicatrice cosiddetta a manubrio di bicicletta, come la definì il Professor Ricardo Baroudi di San Paolo del Brasile, maestro del Dr Diego Cappellina.

Durante l’operazione, dopo aver eseguito lo scollamento, al di sopra del piano della guaina dei muscoli, si esegue la cucitura dei muscoli retti addominali: spesso infatti, per un aumento della pressione addominale, come in caso di gravidanza o di accumulo di adipe, la parete muscolare subisce uno sfiancamento, che produce la cosiddetta diastasi. La correzione di questo difetto non solo ricostruisce la parete dal punto di vista funzionale, ma migliora considerevolmente la silhouette.

La tecnica chirurgica, ideata dal Prof Ricardo Baroudi da noi adottata, prevede uno scollamento selettivo, per preservare i vasi laterali, e l’impiego di una serie di punti di sutura interni, allo scopo di chiudere lo spazio creatosi dopo lo scollamento, tra il lembo addominale sollevato e la parete dei muscoli.

La tecnica chirurgica è chiamata anche “quilting sutures”, ossia sutura a trapunta, a descrivere il tipo di cucitura.In questo modo non sono necessari i drenaggi.
Il recupero dopo l’intervento, grazie a questo accorgimento tecnico, è notevolmente accelerato, diminuendo inoltre il senso di discomfort psicologico legato ai drenaggi stessi.

CHE TIPO DI ANESTESIA SI USA?

Per l’addominoplastica classica è indicata una anestesia generale.
Selezionati casi di miniaddominoplastica, con uno scollamento più limitato, possono essere eseguiti in anestesia locale con sedazione.

QUANTO È IL RECUPERO DOPO L’INTERVENTO?

Dopo l’intervento chirurgico il paziente è accompagnato in reparto per la degenza, con un catetere vescicale, che sarà mantenuto in sede sino all’indomani.
La durata della degenza media è di due notti. Può essere di una notte in caso di mini addominoplastica.
Per le medicazioni, due volte a settimana.
È raccomandato riposo per 6 giorni, per favorire al meglio il processo di guarigione.
Il ritorno alle attività sportive è possibile dopo circa 40 giorni.
Nel mese successivo all’intervento è indicato l’utilizzo della pancera.

I nostri specialisti:


Dott. Cesare Cappellina